Oggi alla Triennale di Milano abbiamo festeggiato la chiusura di Working Capital 2013 e lo abbiamo fatto con un sottofondo di musica anni ’70 per ricordare l’amico Funkyprofessor – Marco Zamperini – e il suo mood funky che vorremmo preservare e continuare a tenere vivo.
E’ vero c’è la crisi, è vero le cose in Italia non sono facili, è vero il cuneo fiscale, la burocrazia, ed è vero i nostri leader possono fare di più e meglio. Ma in questo contesto difficile è anche vero che c’è qualcosa di inedito, bello, fragile e potente che sta succedendo nelle nostre città. Ci sono migliaia di giovani che vogliono fare impresa oggi in Italia. Che vogliono sfidare i loro competitor internazionali. Che non hanno paura e si vogliono mettere in gioco e vedere fino a dove possono arrivare. Nei campi e mercati più difficili e competitivi, quelli dell’innovazione.
Nonostante tutto. E così, ma come è possibile? E soprattutto. Cosa vogliamo fare?
Sono anni che in dpixel lavoriamo con Working Capital e quella di oggi è la migliore classe del programma. Mentre la quantità (2.300 nell’ultimo giro) e soprattutto la qualità dei business plan che arriva continuano ad aumentare. Vorrei come prima cosa ringraziare Telecom Italia, Marco Patuano, Salvo Mizzi e tutto il suo staff (grazie ragazzi è un privilegio poter lavorare con voi) per questo progetto che sta avendo un concreto impatto nel campo delle startup e spero nella società.
Oggi rivedendo le presentazioni delle startup, come spesso mi capita, è stato incredibile leggere i curriculum di questi giovani imprenditori. Sono super-istruiti, lauree nelle migliori Università Italiane, Master all’estero, dottorati, ricerca, vincitori di business plan competition internazionali. “World class developers che costano meno degli Indiani” (non lo dico io, lo ha detto questo signore qui, CEO di Funanbol). Giovani pieni di energie ed idee nuove, con piani operativi per svilupparle e la consapevolezza che sarà una strada difficile e sarà una vera sfida realizzarli (e questo è il bello).
C’è una generazione intera che non ci sta ad essere una ‘generazione bruciata’. Centinaia di migliaia di giovani che oggi si affacciano alla società e al mondo del lavoro. Una generazione intera con tutta la sua forza, energia e disillusione, che non ha niente da perdere e ha come unica possibilità quella di inventarsi il proprio futuro, perchè la nostra società non è più in grado di offrire non dico ‘certezze’ ma nemmeno troppe prospettive.
Guardateli, ammiriamoli. Sono loro il nostro vantaggio competitivo, il nostro working capital. Tra questi ci sono i nuovi imprenditori Italiani che avranno successo.